ALCUNE RIFLESSIONI SULL’IMPORTANZA DELL’APPORTO DELLA PSICOLOGIA E DELLA SOCIOLOGIA PER MIGLIORARE LA PERFORMANCE E LA COESIONE
DEGLI ALLIEVI DI CANOTTAGGIO.
Raffaello Maggian, sociologo (socio e collaboratore della Canottieri Trieste)
Il canottaggio, come tutti gli sport, va considerato anzitutto come fonte di salute mentale e fisica per chi lo pratica.
Le ragioni per le quali viene scelto sono le più varie: dal semplice bisogno di fare un’attività che distrae, rilassa e diverte, alla necessità di fare movimento per contrastare l’eccesso di vita sedentaria, all’opportunità di mettersi alla prova, prendendo parte a competizioni individuali e di squadra, fino alla decisione ben più impegnativa di farne una professione.
Mentre gli esercizi di educazione fisica scolastica o di palestra si limitano al potenziamento fisico, attraverso ripetuti movimenti, intesi ad ottenere una maggiore tonicità ed elasticità muscolare e una migliore mobilità osteo-articolare, questo sport consente di raggiungere molti altri obiettivi, non solo di carattere strettamente personale, ma anche sociale, in quanto procura entusiasmi collettivi e integrazione e, spesso, coinvolge non solo chi lo pratica con regolarità e impegno ma anche i familiari e gli amici, che assistono alle gare ed esibizioni.
Sulla base di questa premessa, concentriamo l’attenzione sull’utilità di applicare conoscenze e tecniche psicologiche e sociologiche per migliorare le performance e la coesione degli allievi under 18 che frequentano la società di canottaggio “Trieste”.
In generale, tali conoscenze e tecniche sono finalizzate a far acquisire ad ogni singolo allievo una maggiore sicurezza di sé, superare sentimenti di inferiorità, sviluppare una maggiore capacità di tollerare gli insuccessi, esprimere, dominare e controllare la propria aggressività, favorire la partecipazione alla vita di gruppo e condividere valori.
La prestazione sportiva può essere intesa come il prodotto di fattori differenti, ma interagenti fra di loro quali: la metodologia di allenamento adottato, i fattori ambientali, le qualità fisiche e psicologiche dell'atleta. Fondamentale è, pertanto, creare un gruppo di lavoro che consideri tutti questi aspetti, affinché l’allievo possa sentirsi a suo agio ed esprimere le proprie potenzialità.
Il percorso per giungere a questo risultato può essere schematicamente suddiviso nelle seguenti tappe:
- Valutazione delle attitudini, capacità ed ostacoli presenti nell’atleta, attraverso l’osservazione del comportamento durante gli allenamenti ed effettuando colloqui individuali e di gruppo;
- Analisi del gruppo di cui l’allievo fa parte per individuare se si sia creata una leadership al suo interno e migliorare il rapporto con l'allenatore;
- Informazione e conoscenza reciproca, per favorire il rispetto delle regole della società di canottaggio e la consapevolezza degli obiettivi sportivi verso cui tendere.
Il ruolo del gruppo di lavoro è essenzialmente quello di coach, per sviluppare nell’allievo un atteggiamento mentale positivo che gli consentirà di esprimere al meglio le proprie potenzialità, di accrescere il senso della propria autoefficacia, di superare i propri limiti, acquisire l’attenzione necessaria verso la perfomance richiesta, e porsi mete sfidanti.
Il focus del gruppo di lavoro è costantemente rivolto allo sviluppo della consapevolezza e della motivazione dell’atleta, all’utilizzo del pieno potenziale individuale e di squadra e al miglioramento complessivo dello stato mentale dell’atleta in vista dell’eccellenza prestazionale.
In sintesi, questi gli obiettivi da perseguire:
■ Rafforzamento negli allievi della motivazione a continuare con costanza e regolarità l’attività di allenamento
■ Individuazione di obiettivi da raggiungere nel corso dell’anno
Raffaello Maggian

Assistente sociale e sociologo è professore a contratto di "Pianificazione sociale e gestione dei servizi e delle risorse umane” nel corso di laurea magistrale in servizio sociale all’Università di Trieste.
Già dirigente dell’Area Utenza dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (ATER, ex-IACP) della provincia di Trieste e, in tale contesto, ha collaborato con il Comune di Trieste, l’Azienda per i servizi sanitari, le Cooperative sociali e le Associazioni di Volontariato per la realizzazione del programma denominato “Habitat, salute e sviluppo sociale delle comunità”, finalizzato al coordinamento fra l'edilizia residenziale pubblica e i servizi sociali e socio-sanitari territoriali, coordinando il lavoro dei dipendenti ATER impegnati in cinque progetti territoriali.
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